giovedì 29 maggio 2014

Musica da camera: otto giorni a Sant'Apollonia

Di Aristide Fiore
Franco Massimo Lanocita, Anna Bellagamba, Olga Chieffi,
Giuseppe Natella (foto: A. Fiore).
[Pubblicato su Le Cronache del salernitano, 29 maggio 2014, p. 13.]
Il Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci” di Salerno - Dipartimento di Musica d’Insieme e l’Associazione Bottega San Lazzaro hanno presentato ieri, presso il salone del Gonfalone di Palazzo di Città, il I festival di Musica da Camera Sant’Apollonia, che si terrà a Salerno dall'1 all'8 giugno 2014. La rassegna, nata dalla sinergia tra il Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci” di Salerno, tramite il Dipartimento di Musica d’Insieme e l’Associazione Bottega San Lazzaro, è inserita nella kermesse Salerno Porte Aperte e avrà luogo nella Chiesa di Santa Apollonia, chiudendo in bellezza il primo anno di attività dello Studio Apollonia.
A illustrare il programma, che vedrà impegnati gli allievi del nostro conservatorio dal I all’8 giugno, ogni sera alle ore 20, il vice-presidente Franco Massimo Lanocita, il professore Giuseppe Natella, responsabile della Bottega San Lazzaro, e le docenti del “G.Martucci” Francesca Taviani, presidente del suddetto dipartimento, e Anna Bellagamba, referente del settore disciplinare Musica da Camera, ideatrici del progetto.
La rassegna si articolerà in otto serate a tema, che vedranno protagonisti i giovani allievi dei corsi di Musica d’insieme e da camera del Conservatorio. I programmi, che spaziano dall’Ottocento all’Avanguardia, coinvolgeranno più di quaranta studenti in diverse formazioni strumentali e vocali.
Il concerto inaugurale del 1 giugno, intitolato “Attraverso l’Europa”, ripercorrerà alcuni aspeti particolarmente significativi della geografia musicale del continente: la Germania con il Trio op.11 in Sib Magg. per pianoforte clarinetto e fagotto di Beethoven; la Francia con la sonata per violino e pianoforte in la maggiore di César Franck, nella trascrizione per flauto; e, per finire, la Russia con il Trio Pathétique di Mikhail Glinka. Il 2 giugno, la serata sarà dedicata alla “Poesia per musica”: i versi di Heine, Ruckert, Goethe, Verlaine, Puskin si ritroveranno nelle melodie di Schumann, Schubert, Faurè, Debussy, Rachmaninov, con una incursione nella romanza da salotto di Tosti e le miniature di Donizetti, Rossini e Verdi.
Francesca Taviani
e Anna Bellagamba
(foto: A. Fiore).
Salerno vanta la nascita della scuola italiana di sassofono: la prima cattedra dedicata a questo strumento è stata istituita nel suo conservatorio. L’appuntamento del 3 giugno vede, quindi, protagonista questo strumento, che, sin dalla sua nascita, ha indovinato la fisionomia espressiva e eclettica del secolo breve, qui impegnato in formazione “quattro più due” in una trascrizione dei “Quadri di un’esposizione” di Modest Musorgskij, già affidati al sax alto nel movimento intitolato “Il vecchio castello” della famosa versione orchestrale di Maurice Ravel. La stessa formazione eseguirà la Suite Hellénique di Pedro Iturralde. “Insolite combinazioni” è il titolo del concerto del 4 giugno, in cui violino e chitarra s’incontreranno nella sonata in Mi bemolle HWV 375 di Haendel, per chiudere con il Trio in do minore op.66 di Felix Mendelssohn. La musica per “Archi e pianoforte” verrà invece omaggiata il 5 giugno, con lo splendido movimento di quartetto con piano di Mahler, opera incompiuta che risale all'infanzia del musicista, citata esplicitamente nel thriller psicologico "Shutter Island" di Martin Scorsese. Completerà il programma il “Forellen-Quintett” in La D667 di Franz Schubert. Il 6 giugno “Fiato alle trombe!”: saranno di scena i brillanti ottoni del brass ensemble del Martucci, introdotti però dai virtuosismi di due flauti che s’inseguiranno sui temi verdiani della Rigoletto-Fantaisie di Franz e Karl Doppler. Da Manouvrier al Capriccio di Musorsgkij si passerà quindi a una pagina contemporanea di Edgar F Girtain IV: “Images of Chaiten”; per concludere, una delle più amate marce di John Philip Sousa: “Washington Post March”. Ben due fiabe in musica prenderanno vita in Sant’Apollonia il 7 giugno. La prima sarà “La boìte à joujoux”, di Claude Debussy, un balletto destinato all'infanzia, ma come spettacolo di marionette. Un quartetto di sassofoni con voce recitante eseguirà invece "Pierino e il lupo" di Sergej Prokofiev. La serata conclusiva di questo piccolo festival, prevista per l’8 giugno, ha per tema “Verso il futuro”: uno sguardo in planata, che parte dal Quartetto op. 22 di Anton Webern, in cui la scelta dell’organico si avvicina al gusto jazzistico, passando per i doppi suoni e gli armonici del III Arabesque di Ichiro Nodaira per sassofono, la combinazione timbrica del flauto e del clarinetto del Choro n°2 di Heitor Villa Lobos, la musica marina per due sax alti di Christian Lauba in Adria, un omaggio al Mar Adriatico dedicato a Federico Mondelci, e salutare il pubblico con la Suite Bourgeoise di Malcolm Arnold.
Come sottolineato da Anna Bellagamba, il conservatorio è sia una scuola di musica sia un centro di produzione. La didattica è interconnessa con la produzione al fine di realizzare pienamente l'aspetto comunicativo del fare musica. Il Dipartimento di Musica d’insieme, fiore all'occhiello del Conservatorio di Musica Giuseppe Martucci di Salerno, da molti anni infatti imposta tutta la propria attività didattica intorno a progetti di produzione artistica. Ai saggi e ai concerti organizzati all'interno del Conservatorio si affiancano iniziative che portano gli studenti all'esterno dell'Istituzione e della città di Salerno, dando loro la possibilità di suonare in diversi contesti e ambienti.
Il Festival di Musica da Camera Santa Apollonia nasce con l’intento di diventare un’occasione d’incontro fra la città e i suoi giovani musicisti. Secondo l'auspicio del vicepresidente Lanocita, la riuscita quest'ulteriore iniziativa, aggiungendosi all'ampio consenso già riscosso in seguito a analoghe proposte, potrebbe indicare che i tempi siano maturi per la fondazione dell'Associazione "Amici del Conservatorio", mediante la quale creare i presupposti per ampliare l'offerta culturale in un territorio così ricco di talenti come la provincia di Salerno e al tempo stesso fornire nuove opportunità di sviluppo a un laboratorio sempre più capace di incanalare energie creative provenienti dalle più diverse esperienze.

venerdì 9 maggio 2014

La luna di guerra di Erri De Luca

di Aristide Fiore
[Pubblicato su Le Cronache del salernitano, 1 maggio 2014, p. 11.]
Locandina della manifestazione.
La Napoli dell'estate 1943, martellata dai bombaramenti alleati e poi insorta, nelle famose Quattro giornate, per cacciare gli occupanti tedeschi, rivive in “Morso di Luna Nuova” di Erri De Luca, lo spettacolo teatrale a cura del LaB-laboratorio Teatro degli Attori, con Ciro Girardi, Tonino di Falco, Rosaria Vitolo, Adriana Fiorillo, Gigi Vernieri, Aldo Arrigo, Salvatore Paolella, Claudio Collano, Biancarosa Di Ruocco e la regia di Franco Alfano, andato in scena lunedì nel complesso di Santa Sofia, nell'ambito della manifestazione “Resistenze”: un programma di eventi culturali dedicato ai temi concernenti il venticinque aprile e il primo maggio, con il quale si intende delineare un ideale collegamento tra le due festività civili, incentrato sul rapporto tra arte e impegno sociale.
Un gruppo di persone si incontra ripetutamente in un rifugio antiaereo, sotto i bombardamenti alleati, accomunati forse solo dalla paura che cercano di scacciare come possono: pregando, declamando vani proclami roboanti ai quali a poco a poco si finisce col non credere più, immaginando di ottenere futili vantaggi dalla situazione anomala o abbandonandosi a fantasie innocenti.

L'evoluzione del conflitto, l'orrore per le morti e le distruzioni, le speranze illusorie: tutta la storia di quei giorni terribili attraversa quel piccolo spazio. Una scena completamente spoglia, un fondo nero uniforme rende quasi palpabile il buio che avvolge uomini e donne costretti a vivere come topi. A ogni cambio di scena si popola di immagini e suoni scelti da Elena Scardino, che amplificano il senso immane della tragedia rievocato dai racconti dei personaggi. Alla fine anche Roma viene bombardata e il fascismo cade. Sembrerebbero buone notizie: la guerra potrebbe terminare. Quel primo, illusorio entusiamo lascia però subito il posto allo sgomento: si tratta solo di «altri morti nostri». Gli americani, nel frattempo, sono sbarcati a Salerno e stanno avanzando verso nord, ma indugiano a attaccare Napoli, sperando in un'imminente ritirata dei tedeschi da una città indifendibile, ormai stremata e in preda ai rastrellamenti. L'angosciosa attesa degli otto occupanti del rifugio, ai quali in seguito si aggiungerà un insorto, pronto come loro all'azione, si risolve nella decisione di ribellarsi. Con lo spuntare della luna nuova di settembre torna una flebile luce, che è già un segno di speranza. Cadono le maschere, le ipocrisie, le false sicurezze; si rivelano tuttavia anche virtù inaspettate e nuove prospettive: esiste un'organizazione che recluta chiunque possa imbracciare un'arma, ma ben presto si unirà a loro un intero popolo, armato di tutto ciò che gli capita a tiro, di quegli oggetti quotidiani resi quanto mai preziosi dalle confische e dalle privazioni della guerra, improvvisamente trasformati in munizioni improprie ma in qualche modo efficaci. Ancora una volta, a complemento dell'azione scenica, scorrono sullo sfondo delle immagini, stavolta tratte dal film Le Quattro giornate di Napoli (1962), diretto da Nanni Loy: i combattimenti nelle strade, la liberazione dei prigionieri nello stadio del Vomero (girata al Vestuti di Salerno, con comparse locali), l'attacco ai carri armati con le moltov e la morte eroica del piccolo Gennarino Capuozzo (medaglia d'oro al valor militare). Certo, riproporre la coralità del film, pur muovendosi palesemente su quel solco, sarebbe stato impossibile, e forse persino inutile. Un valido spunto per la riuscita di questa rappresentazione è stato il voler trasmettere il senso del dramma collettivo, intensificandolo attraverso le storie dei personaggi, la loro umanità.