Di Aristide Fiore
Franco Alfano (foto : A. Fiore). |
[Pubblicato su Le Cronache del
salernitano, 14 gennaio 2014, p. 17.]
Stasera al Teatro municipale Giuseppe
Verdi di Salerno andrà in scena L'opera da tre soldi di
Bertold Brecht, con le musiche di Kurt Weill. L'allestimento è nato
da un'idea di Elena Scardino
e Franco Alfano, al quale abbiamo chiesto di illustrarci i dettagli
del progetto.
Questo allestimento dell'Opera
da tre soldi è il punto d'arrivo del laboratorio Il
teatro degli attori, organizzato dall'associazione Mumble
Rumble. Con quali finalità?
Si
tratta di un progetto realizzato dall'Arci Mumble Rumble Teatro
Comico Salernitano, in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura
del Comune di Salerno, con l'obiettivo di coinvolgere attori già
noti ed esordienti in un'esperienza comune, in modo da valorizzare le
potenzialità artistiche della comunità cittadina e favorire la
scoperta di nuovi talenti. Da questo punto di vista, anche la
rassegna presentata la scorsa estate al teatro Ghirelli, che ha
riscosso un buon successo di pubblico e di critica, ha dato buoni
frutti,in quanto ha permesso di selezionare alcuni giovani
promettenti. La proposizione dell'Opera
da tre soldi costituisce
una fase ulteriore del cammino intrapreso, che si rende necessaria,
visti i risultati precedenti e tenendo presente che l'utilizzo del
Massimo cittadino per iniziative di questo genere risale ormai a una
ventina d'anni fa.
La locandina dello spettacolo, disegnata da Bruno Brindisi. |
Quali motivazioni hanno determinato
la scelta di Brecht?
Indubbiamente le tematiche trattate da
Brecht, e in particolare quelle dell'opera che ci accingiamo a
rappresentare, risultano ancora attuali. L'impressionante analogia
tra criminalità e mondo della finanza è sotto gli occhi di tutti,
così come la diffusa ipocrisia che pervade la società
contemporanea. Si potrebbe dire che i mali denunciati dal Nostro
autore, non solo sussistono, ma si sono addirittura accentuati.
Rappresentare Brecht comporta
l'adesione al concetto di “teatro epico”, basato sull'effetto di
straniamento, che permette allo spettatore di non immedesimarsi nei
personaggi e di evitare di sentirsi coinvolto nella vicenda, in modo
da favorirne l'atteggiamento critico nei confronti dei temi trattati.
La scelta di innovare l'apparato
didattico predisposto dal drammaturgo tedesco (i famosi
cartelli che commentavano l'azione) è dettata dal semplice intento
di introdurre delle novità o è finalizzata a potenziarne
l'efficacia?
Abbiamo deciso di veicolare il
messaggio brechtiano servendoci di alcuni linguaggi propri dei media
contemporanei, come il fumetto (i disegni di Bruno Brindisi) e la
grafica (le “visioni di sabbia” di Licio Esposito), così come i
riferimenti al cinema di Tarantino, allo scopo di rendere quest'opera
più attraente e interessante. Sotto questo aspetto, riteniamo di
aver rispettato, se non la lettera del testo, le reali intenzioni
dell'autore. Naturalmente abbiamo operato anche dei tagli per rendere
la rappresentazione più recepibile. D'altronde al giorno d'oggi si
ricorre spesso a questo accorgimento, anche quando si rappresenta
Shakespeare.
Al di là delle analogie tematiche e
stilistiche fra il Cinema di Tarantino e il teatro brechtiano e
dell'esigenza di proporre un classico del teatro novecentesco con un
taglio contemporaneo, ritiene che tale scelta sia anche funzionale
all'effetto di straniamento?
Certamente. Nel cinema di Tarantino,
per certi versi simile al teatro brechtiano nell'ambientazione e nei
repentini cambi di registro, da quello drammatico a quello comico, si
respira un'atmosfera indefinita, almeno dal punto di vista temporale.
Anche il modo in cui agiscono i personaggi sembra a volte poco
aderente alla realtà. In definitiva, l'accostamento con Tarantino
completa efficacemente l'insieme degli accorgimenti che intendiamo
porre in atto per avvicinare i giovani al teatro e al mondo della
cultura, in quanto corrisponde ai loro canoni estetici abituali.
Le visioni di sabbia di Licio Esposito in un recente spettacolo con Ciro Girardi.