domenica 5 gennaio 2014

Per un nuovo anno fatto della materia dei Sogni

Di Aristide Fiore
Esibizione del gruppo Daltrocanto.
Esibizione del gruppo Daltrocanto.
(Foto: A. Fiore)
[Pubblicato su Le Cronache del salernitano, 3 gennaio 2014, p. 9.]
In attesa del nuovo anno alcuni protagonisti del panorama culturale della nostra città si sono dati appuntamento nella piccola chiesa di Santa Apollonia, risalente al XVI-XVII secolo, per rinnovare idealmente l'antica cerimonia dell’auspicio, con la quale nel mondo etrusco e poi romano si cercava di conoscere la volontà degli dèi mediante l'interpretazione di fenomeni naturali o l'esame delle interiora degli animali sacrificati. Richiamando anche nella loro struttura essenziale lo schema tipico della scienza divinatoria, gli interventi che si sono succeduti lo scorso 31 dicembre, intervallati dalle esibizioni del gruppo musicale Daltrocanto, partivano dall'analisi di un aspetto della realtà contemporanea e si concludevano con un augurio che fornisse al tempo stesso uno spunto per superare i problemi così individuati, secondo un rito collettivo finalizzato a superare l'individualità e fare comunità, in uno spazio solitamente dedicato all'arte, alla musica e al teatro, nel quale a ciascuno è stata concessa ampia libertà nella scelta del linguaggio: recitazione, racconto, canto, musica, declamazione di versi ecc., tutti i mezzi disponibili attraverso i quali gettare un seme per «coltivare simbolicamente il terreno della speranza».
Con l'invito di Mons. Claudio Raimondo, priore della parrocchia di Santa Trofimena nell'Annunziata, al riconoscimento dell'altro e alla vicendevole infusione della speranza e gli ispirati versi declamati da Ernesto Scelza con accompagnamento musicale, si è dato inizio alla manifestazione. Coordinati da Erminia Pellecchia, gli “aruspici” si sono esercitati nella difficile arte di trovare il futuro attraverso il presente, secondo l'esempio di Pasolini citato da Andrea Manzi. La rievocazione dell'ennesimo suicidio di un disoccupato si è dunque trasformata, nelle parole di Luigi Ciancio, in racconto augurale che riafferma il diritto a vivere e a tenere in vita il diritto al di sopra del puro interesse. L'antropologo Paolo Apolito ha auspicato innanzitutto che l'iniziativa in questione non costituisca un caso isolato, ma che diventi un appuntamento abituale e foriero di nuovi spunti. Ha poi dichiarato che è giunto il momento di ritrovare una capacità acritica di dialogo, cioè la sospensione del giudizio a favore dell'ascolto, per tradurre visioni e pensieri dalla dimensione interiore a quella esteriore, focalizzandosi sulla bellezza e l'importanza della relazione, che lo studioso ha felicemente paragonato a un «passo di danza collettivo», piuttosto che soffermarsi sulle inevitabili, a volte inconciliabili, differenze di idee e concezioni del mondo. Si rende necessaria, a tal proposito, secondo il critico teatrale Franco Tozza, la mediazione tra l'etica e l'estetica della compiacenza, molto in voga al giorno d'oggi, e l'apporto dissonante ma costruttivo dell'assertività. La storica dell'arte Paola Capone ha sottolineato invece l'importanza del superamento del concetto di tolleranza, limitato in quanto presuppone la subordinazione a modelli prestabiliti, finalizzato alla valorizzazione della dimensione della multiculturalità, che si fonda su un'apertura che consente un arricchimento reciproco.

Dopo un divertente intermezzo satirico offerto da Pasquale De Cristofaro, che ha presentato due testi scritti in collaborazione con Rino Mele, e il saluto di Valerio Falcone, in rappresentanza della Fornace Falcone, da sempre impegnata al sostegno e alla promozione dei talenti artistici offerti dal nostro territorio, la meditazione sulla bellezza e la forza della relazione è proseguita con la testimonianza dell'Avv. Guglielmo Sgarlato, incentrato sulla tenerezza e basato su esperienze personali nella sfera degli affetti famigliari e nella cerchia delle amicizie: «vagoni di umanità» carichi di tenerezza dimostrata non solo attraverso i gesti, ma anche nel più completo dono di sé. Certamente ha fatto dono di sé Nello Tornitore, dedicandosi alla crescita dei giovani attraverso l'associazione DivertiVento, da anni impegnata nella diffusione della cultura marinara e nella promozione della solidarietà. Il suo augurio per Salerno è che «diventi sempre più una città di mare, piuttosto che una città sul mare», ovvero che si riesca a recuperare un rapporto vivo, ricco di implicazioni positive, con un elemento che non può esser visto solo nella sua dimensione geografica, come separatore di territori.

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